Via Francigena Giorno 7

Da Cassio a Passo della Cisa

Dopo una notte passata continuando a svegliarmi per bere preparo le solite cose e poi vado in cucina per prepararmi un tè; con tutto quello che ho mangiato e bevuto ieri sera non ho una gran fame, ma comunque un po’ di frutta per il viaggio la metto via. Saluto nel frattempo anche un paio dei soci di ieri che stanno scendendo per la colazione e poi parto. Nemmeno il tempo di mettere piede fuori dall’ostello che inizia a piovere quindi vai di poncho.

Con la pioggia battente decido di seguire la ciclovia che prevede strade più semplici invece di sentieri che ora probabilmente saranno fangosi e scivolosi. Senza contare che non vorrei essere in un bosco se dovesse arrivare anche un temporale.
La strada è semplice, basta seguire la SS della Cisa ignorando tutte le deviazioni, non fosse per la caviglia e per la poggia che ogni tanto diventa forte, questa tappa sarebbe anche facile, il dislivello sulla strada non si avverte molto, certo però si allunga di qualche km ovviamente.

Arrivato a Berceto taglio nel paese per cercare un bar e stare un’oretta lontano dalla pioggia, i piedi sono oramai inzuppati. Appena arrivo trovo anche i ragazzi della cena di ieri così gli faccio compagnia al bar io col caffè, loro con lo spuntino a base di taglieri e birra.

Quando riprendo ho freddissimo, stare fermo coi piedi bagnati fradici non va bene, ma cambiarmi le calze ora è inutile. Riprendo la via sulla statale e percorro i 5 km che mi mancano, con la caviglia dolorante non vedo l’ora di arrivare. All’improvviso mi trovo sulla destra la grande casa cantoniera rossa, in teoria la mia traccia GPS mi porta fino al passo della Cisa ma sta notte sono qui a riposare, un paio di km prima.

img_2193Oggi è domenica quindi anche se avessi cercato una farmacia sarebbe stato inutile, domani conto di poter comperare  un anti infiammatorio con la speranza di poter curare definitivamente la caviglia senza dover stare fermo. Già ho il problema del ginocchio quando scendo, non posso mica zoppicare per altri 22 giorni. La prossima sarà un’altra tappa breve ma poi arriveranno ancora quelle da 30 km.

Qui all’ostello il segnale è quasi inesistente ma spostandomi di fuori riesco almeno a telefonare all’accoglienza  di domani e a casa. La famiglia che gestisce l’ostello è gentilissima e ti fa subito sentire a casa, la stufa a legna poi scalda le ossa umide e asciuga le scarpe inzuppate .La cena poi è buonissima, gnocchetti agli spinaci e salsiccia con fagioli, un paio di frittelle e vino.
Prima di andare a letto leggo un po’ dei pensieri lasciati dai pellegrini che sono passati prima di me, oramai è un rito ad ogni ostello, qui tra persone di ogni provenienza ci trovo anche un giapponese sta volta.

N. Passi: 25010

Via Francigena giorno 6

Da Fornovo a Cassio

Faccio colazione con i due ciclisti di Pavia e poi parto prendendo la strada che esce dal paese, subito sale con un po’ di tornanti fino ad un lungo rettilineo. 
Oggi il sole si fa sentire fin da subito.
La strada giunge poi a Sivizzano, un piccolissimo paese dove mi fermo per un caffè al volo; quando riprendo arrivo ad un bivio dove un cartello della Francigena mi dice che deviando a sinistra è più corta e taglia un pezzo di statale.

Però arrivo ad un punto e il segnale bianco/rosso non mi appare chiaro, prendo a sinistra, attraverso un piccolo torrente ma ad un certo punto continuando a salire mi ritrovo ad arrampicarmi su di una collina con l’erba alta. A quanto pare non sono l’unico ad avere sbagliato strada perché tra l’erba vedo una chiara traccia lasciata da qualcuno prima di me. Torno indietro riscendendo verso il torrente e questa discesa non fa piacere al mio ginocchio che incomincia a farmi male.
Decido di prendere a destra attraversando un campo per tornare alla statale e proseguo seguendo l’asfalto.

img_2164Quando arrivo ad un bivio dove devo prendere la salita per Terenzo, trovo una fontanella che però è chiusa e subito affianco un pilone con la figura del pellegrino. La cosa mi sembra un po’ ridicola al momento però dopo una salita, arrivato all’inizio del paese, trovo una grande fontanella fatta apposta per i pellegrini.

img_2173-1Faccio sosta per rinfrescarmi, riempire le bottiglie e mangiarmi una mela e poi riparto. Noto con stupore che di fontane così ce ne sono 3 nell’arco di 10o metri.

Proseguendo al di fuori di Terenzo trovo un’altra fontanella, questa volta però di acqua sorgiva, molto più fresca. Mentre mi rinfresco nuovamente arriva un signore che mi chiede se sto andando a Roma e da dove provengo, quando gli dico che sono della provincia di Lecco lui mi dice che anche lui è delle mie parti e alla fine salta fuori che vive proprio vicino al mio paese ed ha una ditta del paese accanto. Per la serie “piccolo il mondo”.

Uscendo  da Terenzo passo davanti al comune dove  si è appena svolto un matrimonio, passo tra sposa e invitati e poco dopo prendo per un ripido sterrato che sale e sale fino a 85o mt. circa. Arrivo su una strada che a sinistra scende su un sentiero mentre a destra prosegue verso un bar.
Faccio prima  tappa al bar dove trovo numerosi motociclisti che sostano prima di riprendere per il passo della Cisa con tutti i suoi tornanti.
Dopo un gelato torno indietro e imbocco il sentiero che scende per un po’ ma poi arriva a Castello di Casola e risale fino al crinale, prima mi fermo ad una fontanella risalente al 1870, segnalata da un piccolo cartello altrimenti non visibile. Salgo su una ripida salita e poi incomincio la discesa che mette a dura prova il mio ginocchio e che in fine mi porta a Cassio.

Arrivo passando sotto un arco a fianco della chiesa dove sento picchiare con qualcosa tipo dei martelli, la via sia chiama “via degli scalpellini” e difatti poco più avanti vedo un gruppo di persone intente a creare qualche scultura.

Attraverso il bellissimo borgo ed arrivo all’ostello, un ex casa cantoniera gestita da una persona gentilissima, che a parte il costo del pernottamento, in cambio di un’offerta mette a disposizione la cucina e come si dice “ogni ben di Dio”, sembra quasi un mini market per la quantità e la varietà di cibo che presenta.

Io mi faccio un piatto di pasta ma poi finisco col condividere la cena con un gruppo che si è portato il cibo e il vino da casa, loro sono qui in macchina con su le loro biciclette ed in questi giorni faranno fuoripista nei dintorni.

N.Passi: 29142

Via Francigena Giorno 5

Da Cabriolo a Fornovo Val di Taro

Alla fine ho dormito come un sasso, sveglia alle 6:15 e come ogni mattina, rifaccio lo zaino pronto per partire.

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Subito dopo i primi 500 metri lascio l’asfalto per uno sterrato che poi sale, finalmente oggi i panorami cambieranno e vale la pena la fatica di qualche salita. La strada prosegue sulle cime delle colline con qualche tratto di asfalto alternato da sterrati e strade erbose, mentre ai lati un bellissimo paesaggio collinare che non vedevo l’ora di trovare.

img_2152Quando torna, l’asfalto scende ripido per poi risalire passando accanto ad un cimitero dove fuori trovo una fontana, e poi sale ancora fino ad un bivio. A destra la via Francigena, a sinistra Costamezzana, la meta di ieri dei bergamaschi e del Francese. Visto che non mangio da ieri pomeriggio faccio tappa al bar e appena arrivo scopro che perdermelo sarebbe stato un vero peccato. Già da fuori trovo il simbolo del pellegrino in bella vista, poi dentro trovo la mappa della Francigena con a fianco in una cornice una Compostela. Il fratello del proprietario del bar è un pellegrino che ha fatto il cammino di Santiago nel 2010 e, sapendo cosa significa, ha un occhio di riguardo verso i pellegrini che passano di lì, tanto che mi chiede la credenziale per poter apporre il loro personale timbro .

img_2153Me la prendo con calma, ma poi riparto per tornare sulla via che prima scende, devia su uno sterrato in ombra e poi torna a salire sulle cime delle colline. Dopo qualche km di stradine e sentieri si scende e si attraversa il paese di Cella; approfitto della fontanella di un parco e mi rinfresco, per fortuna perché subito dopo la strada, dopo aver attraversato un piccolo ruscello, parte con una breve ma ripida salita in terriccio, chissà farla quando piove, penso.
In cima un cartello indica due varianti, prendo quella a sinistra che procede su asfalto e poi sterrato sempre con un bel panorama che mi accompagna, chissà perché in questi momenti non sento nemmeno tanto la fatica.

Arrivo a Medesano per l’ora di pranzo, quindi punto al primo bar per un panino e qualcosa di fresco da bere, caffè e poi via.
Per uscire da Medesano, dopo una lunghissima pista ciclabile, faccio una variante che accorcia di 2 km ma è completamente sull’asfalto incandescente; arrivo a Felegara che sono cotto ma per fortuna mi imbatto in una specie di centro sportivo dove avvisto una fontanella, così mi siedo per fare 15 minuti di pausa.

Ormai mancano 6 o 7 chilometri alla fine, esco da Felegara passando sotto ad un ponticello che porta lungo il fiume Taro. Per circa 3 km si prosegue di fianco all’argine del fiume, attraversando anche un paio di ruscelli; tutta questa parte in caso di pioggia è da evitare scegliendo la variante su asfalto segnalata prima del ponticello.


Attraverso il lungo ponte che porta a Fornovo e raggiungo l’ostello; dentro trovo anche due signori di Pavia che stanno andando a Roma in bici. Dopo la doccia e il bucato e ovviamente il timbro sulla credenziale esco con loro per una birretta e un giro per il paese, e poi più tardi una pizza.

N. Passi: 35607 

Via Francigena giorno 4

Da Fiorenzuola a Fidenza 

Sia io che Freddie ci svegliamo presto, verso le 6:15, meglio camminare quando il sole non è ancora caldo e poi comunque la sera si va a letto molto presto, anche se a dir la verità io non è che dormo tanto bene. Il sacco a pelo leggero mi tiene comunque troppo caldo e sono scomodo, quasi quasi se trovo un negozio di articoli sportivi compro un sacco lenzuolo e se trovo anche un ufficio postale spedisco a casa il sacco a pelo.

Dopo aver fatto per prima cosa tappa al bar di fronte al duomo ci avviamo; visto che mi ero promesso di andare piano decido di continuare il cammino con Freddie, lui per fortuna si fa capire bene in italiano perché io di francese so dire solo le marche delle loro auto. Ci raccontiamo un po’ delle nostre vite e di cosa abbiamo momentaneamente lasciato a casa, lui era un maestro che seguiva bambini disabili ora però non ho capito se è disoccupato o in pensione. Quello che ho sicuramente capito visto che me lo ha ricordato più volte è che lui deve assolutamente arrivare a Roma per poi tornare in Francia entro il 28 giugno per il matrimonio di sua figlia.

Inutile dire che anche oggi si va di asfalto, un’altro zigzag tra i campi con poca ombra e un paio di fontanelle appena, anche se la prima l’abbiamo trovata a pochi km dalla partenza quando non ne avevamo bisogno. Per poi salire su un cavalcavia che attraversa l’autostrada del sole e la Tav. Poco prima però attraversiamo il paese di Castelnuovo Fogliani, passando per il piazzale di un castello medioevale trasformato in residenza, con a fianco la chiesa.

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Proseguendo per altri km arriviamo su un piccolissimo tratto di sterrato all’ombra, ne approfitto per fare una piccola pausa e far respirare i piedi. Freddie però oggi dovrà fare una decina di km più di me quindi decide di procedere, ci salutiamo per ora. Probabilmente lo ritroverò in qualche altro ostello.

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10 minuti e riparto, avevo già visto col gps che a breve sarei arrivato ad un paese quindi tanto vale pare una pausa più lunga là. Appena ci arrivo approfitto della farmacia per prendere un paio di buste di ghiaccio istantaneo, mi metto a sedere al parco di fronte mentre una classe di bambini sta facendo l’intervallo.
Ghiaccio sul ginocchio e intanto mangio una mela. Dopo un quarto d’ora circa arrivano anche i tre bergamaschi. Anche loro si fermano per mangiare qualcosa e per usare la fontanella del parco (la seconda e ultima della giornata)
Anche loro come Freddie procedono per Costamezzana, io seguo le tappe del sito internet loro quelle del libro ma in sostanza non cambia nulla tanto i km per Roma sono uguali per tutti.

img_2124Arrivo a Fidenza tra smog e odore di asfalto, passo la stazione e mi fermo a controllare sul telefono la via dove si trova l’ostello. Devo attraversare la città per andare nella frazione di Cabriolo, Google maps però nonostante l’indirizzo giusto mi fa girare come una trottola e io di km in più ne farei anche meno.
Mi accoglie Don Marek che mi mostra dove dormire e mi timbra la credenziale, mi avvisa anche che sta sera ci sarà movimento perché ci sono i preparativi per la festa medioevale dei primi di Giugno. Speriamo non tirino troppo tardi.Gli chiedo se qui vicino c’è qualcosa dove poter mangiare oppure fare la spesa ma mi dice che entro i 2 km non c’è niente. Una trattoria che però apre tardi ed è anche un po’ cara e più lontano ancora un supermercato ed un’altra trattoria.

Dopo la doccia e il bucato provo ad andare alla trattoria più lontana, entro ma vedo che è tutto spento mentre il padrone se ne sta seduto a leggere il giornale borbottando. Mi sembra la trattoria “semivuota” del film con Renato Pozzetto. Insomma dopo aver ascoltato le lamentele sulla vita, la crisi ed i giovani ed aver capito che per mangiare dovrei aspettare altre 2 ore così, saluto e mi defilo.

Intanto questi altri km mi hanno peggiorato la caviglia che ora si è anche gonfiata. Torno all’ostello a stomaco vuoto e zoppicando, prendo un anti dolorifico, spalmo un po’ di Voltaren e in fine ci metto su anche l’altra busta del ghiaccio che avevo comprato questo pomeriggio, anche se non raffredda più di tanto. Speriamo che per domani si sgonfi e di arrivare alla fine prendendomi più spesso delle pause.
N.passi: 34390

Via Francigena giorno 3

Da Montale a Fiorenzuola

Parto presto lungo la via Emilia in pieno orario di punta, tra auto e camion che sfrecciano. Dopo un paio di km devio a destra su una strada tra i campi di mais, ho già capito che anche oggi sarà gran asfalto ma se non altro non c’è nemmeno una macchina, qualche trattore ogni tanto e basta.


Non c’è molto da raccontare, la tappa è praticamente tutta così. A metà incomincia anche a farmi male il ginocchio, forse vuole dirmi di calmarmi e rallentare che tanto non mi corre dietro nessuno, vorrei fare una pausa al castello di Paderna consigliatomi da due passanti, ma è chiuso. Quindi niente da fare, tiro fuori uno dei due bastoni da trekking e continuo a camminare aiutandomi con quello.

Verso le 11 attraverso un paesino ma anche qui non c’è verso di trovare una fontanella. Sono in cammino da pochi giorni ma mi sembra già evidente che rifornirsi di acqua sulla Francigena è un problema.


Proseguendo su questo zig zag di asfalto mi imbatto in un ponticello infestato da uno sciame di api, magari sarà anche vero che se non le disturbi non ti pungono, ma io preferisco prenderla larga in mezzo ai campi ed evitarle.

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Prima dell’unico tratto di sterrato della giornata devo attraversare un piccolo fiume, metto i sandali e nel frattempo mi raggiunge anche il ragazzo di Torino e subito dopo i bergamaschi. Visto che ci sono mi fermo un po’ coi piedi a mollo, l’acqua è bella fresca e fa bene ai piedi stanchi.


Alla fine del tratto sterrato passo sotto un cavalcavia della Via Emilia e arrivo a Fiorenzuola, l’ostello e affianco al Duomo però l’accoglienza è dalle 15:30 quindi vado al bar di fronte per un panino e una birra. Quando l’ostello apre ci accoglie una signora, con qualche problema tecnico ci fotocopia le carte d’identità e le credenziali, le timbra e poi ci mostra gli alloggi. In camera con me ritrovo Freddie, il signore francese che c’era anche all’ostello di Montale.

Sarà meglio che mi abituo ad un passo più lento perché la schiena e le spalle sono a posto, ma il ginocchio e la caviglia incominciano ad accusare tutti i km di asfalto di questi primi 3 giorni.

N.passi: 31837

Via Francigena giorno 2

Da Miradolo terme a Montale (Piacenza)

Parto presto perché anche oggi mi aspetta una tappa bella lunga di cui la maggior parte sull’asfalto. Faccio colazione nel unico bar aperto, così come lo era anche ieri tanto che ho dovuto cenare con l’ennesimo panino.

Lascio Miradolo ed appena fuori dal paese raggiungo altri due pellegrini che prima saluto e poi assieme cerchiamo di destreggiarci con il percorso visto che ad un certo punto ci troviamo in mezzo ad un campo. Grazie anche al GPS torniamo un po’ indietro e scoviamo il segnale bianco/rosso che ci riporta sulla via.

Passato un breve tratto tra i campi torno sull’asfalto e passo davanti al castello di Chignolo Po.

Passato il ponte che attraversa il Lambro e attraversato un cantiere arrivo su una strada sterrata bianca contrassegnata da pellegrini sia sul fianco che sulla strada stessa, sentiero che porta a Orio Olitta. Intanto provo a chiamare ancora il Signor Parisi, il traghettatore che porta i pellegrini da una sponda all’altra del Po, l’avevo chiamato ieri ma non mi aveva risposto. Stavolta però c’è e mi da appuntamento per le 14.30.

Attraverso il tranquillo paese e poi mi immetto su un sterrato che costeggia un canale che prosegue fino ad arrivare a Corte S. Andrea, un piccolissimo borgo quasi disabitato dove però c’è ancora una trattoria che però trovo chiusa. Peccato perché visto che dovrò aspettare 3 ore mi avrebbe fatto comodo

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L’attesa è lunghissima e non c’è nemmeno molta ombra, intanto che aspetto scambio 2 parole con i due che avevo trovato a Miradolo. Simon, un inglese dell’isola di Wight e un francese di cui non riesco a capire il nome. Sono partiti da Canterbury e al contrario di quanto avevo immaginato non sono 2 amici, probabilmente si sono trovati ed hanno deciso di proseguire assieme perché uno non parla la lingua dell’altro. Dopo un’oretta ci raggiunge anche un’altro italiano.

Finalmente si sente un motore in lontananza, arriva Danilo Parisi, un personaggio stupendo che, oltre a traghettare i pellegrini, racconta loro storie sulla via Francigena e delle migliaia di persone che ha accolto negli anni, una volta li ospitava anche, nella sua casa al di là dell’argine, ma come ci mostra indicandoci una grossa crepa, la casa non è più molto sicura. Ci timbra la credenziale con il suo caratteristico e storico timbro e poi ci fa firmare il suo registro, io sono il 332esimo pellegrino che vede quest’anno.

Ci salutiamo anche se starei volentieri ad ascoltarlo ancora ma ho tanta strada ancora da fare, l’altro italiano si fermerà poco dopo mentre i due da Canterbury procederanno fino a Piacenza, io invece devo anche attraversarla per fermarmi a Montale.

Dopo aver percorso strade abbastanza trafficate, dopo una zona industriale e dopo aver attraversato un lungo viadotto, arrivo a Piacenza. La città è lunghissima da attraversare ed è orario di punta quindi devo anche prestare più attenzione alle auto.
Quando arrivo finalmente all’ostello sono stanchissimo, faccio subito doccia e il bucato e poi ceno con altri 5 pellegrini. Un ragazzo di Torino, 3 signori di Bergamo e un Francese.

Domani torno a seguire le tappe indicate dal percorso, speriamo di vedere meno asfalto però.

N.Passi: 39136

Via Francigena giorno 1

Da Pavia a Miradolo terme

Ore 8.30: esco dalla stazione di Pavia e raggiungo il Duomo dove mi devo incontrare con un amico per un saluto veloce e la colazione, prima del caffè però vado al tourist information point per farmi fare il primo timbro sulla credenziale, il primo di una lunga serie per arrivare fino a Roma.

Dopo il timbro e la colazione è già ora di mettersi in cammino, la tappa è bella lunga e sono già le 9.30.

Raggiunta la strada dove cominciano anche ad apparire adesivi e segnali della Francigena inizia a diluviare; aspetto giusto il tempo di far passare il temporale, saluto il mio amico e mi metto in marcia.
Come tappa non ha dei gran panorama da offrire e per di più è quasi tutta su asfalto.

Appena fuori Pavia torna il temporale con tanto di grandine che mi trova impreparato e con nessun riparo. Giusto il tempo di trovare una tettoia per tirare fuori il poncho 2.0, sostituto di quello cinese distrutto sulla Via degli Dei, e indossarlo che la grandine intanto smette; il temporale c’è ancora però quindi procedo sulla strada coperto. 5 km dopo non scende più una goccia e me lo tolgo subito, perché sarà anche comodo con la pioggia ma tiene un gran caldo.

Continua e continua l’asfalto fino a quando raggiungo una strada sterrata che gira tutta attorno ad una cava, da qui per gli ultimi 10 km un po’ di sterrati tra campi e risaie ci sono, l’asfalto sarà anche liscio e di solito asciutto, ma dopo una ventina di km i piedi hanno bisogno di terreni più morbidi.

Tanto di cappello comunque ai volontari che passano mettendo i segnavia, perché fino a qui, per quello che ho visto, è impossibile perdersi, i segnali sono praticamente su qualsiasi palo, muro, o altra superficie su cui potevano attaccarli.

Passando da Belgioioso e Santa Cristina arrivo infine a Miradolo Terme. Punto subito al primo bar per un bel panino e una birra fresca, poi raggiungo l’ostello che è praticamente di fronte al bar.

E’ stata una tappa un po’ dura per la lunghezza e per il fatto che era la prima; dopo la Via degli Dei per le due settimane seguenti non mi sono nemmeno mosso più di tanto.

N. Passi: 35029