Ciclabile Lecco – Milano

Un mondo intero sotto casa…mia.

C’è un famoso detto che recita “l’erba del vicino è sempre più verde” e riguarda più o meno l’abitudine che abbiamo, chi più o chi meno, di considerare migliori le cose degli altri rispetto alle proprie. Per noi italiani forse l’unico settore in cui questo detto non è mai assolutamente stato citato è il cibo, al contrario invece turismo e territori non sono stati sempre risparmiati. Specialmente quando magari sono luoghi che hai sotto casa, che vedi ogni giorno, che sai che sono lì ed hai tutto il tempo che vuoi per visitarli, un giorno… Allora visto che tanto non scappano, nel mentre ti fai viaggi in giro per il resto d’Italia, dell’Europa se non del mondo. Fai trekking e cammini ovunque, fino a Roma o  Finisterre magari, mentre i sentieri che hai sotto casa al limite sono un allenamento ogni tanto.

Fino a quando prima o poi ti ci ritrovi a camminare sempre più spesso, perché sotto casa è comodo, perché è tranquillo e perché ogni volta riscopri qualcosa che avevi dimenticato oppure nemmeno conoscevi. E poi perché dopotutto è casa tua, dove sei nato e cresciuto quindi in qualche modo ci tieni.

A me è successo proprio così, il fiume Adda mi passa sotto casa, lo conoscevo di già ovviamente, in 40 anni volete che non ci sia mai andato? Quando ero bambino qualche volta mi ci aveva portato mio nonno a pescare….lui, da ragazzo qualche giro in bici con gli amici e qualche pomeriggio alle spiaggette vicino alle rapide del cosiddetto “Adda vecchio”, poi il vuoto per tantissimo tempo. Lavoro e lavoro e poca voglia, anche solo di percorrere le discese per arrivarci lungo il fiume, aggiungiamoci il poco interesse che avevo per la storia del territorio e il fatto non trascurabile che non sono proprio a mio agio vicino i corsi d’acqua e stop, ho trascurato il fiume Adda e tutto il suo mondo per molti anni.

Fino a quando ho iniziato a camminare, se avete letto qualche articolo precedente o ne leggerete dopo di questo, capirete di cosa parlo… due passi qua e là.

Insomma ho recuperato gli anni di vuoto passeggiando avanti e indietro da Lecco a Porto d’Adda non so quante volte e per quanti km in totale, più recentemente poi ho concluso il pezzo che mi mancava camminando fino a Gorgonzola. Si lo so, il titolo dice Milano, se vorrete farlo fino in città magari in bicicletta, la ciclabile del naviglio ci arriva tranquillamente. Io a piedi ho preferito risparmiarmi gli ultimi 18 km di asfalto.

Mentre concludevo questo pezzo mancante di Adda e poi di naviglio della Martesana mi è venuto in mente di scrivere questo articolo, un riassunto più o meno di tutto quello che di bello ha da offrire questo percorso ciclabile che oramai chiamo casa, riassunto che però per la quantità appunto di cose da vedere verrebbe quasi un libro, quindi ho creato una mappa con Google map, non ho segnato ogni angolo, ogni chiusa o ogni scorcio da Lecco a Gorgonzola ma rende decisamente l’idea. Ogni punto poi ha la sua foto e un link a wikipedia se volete documentarvi.

Qualche esempio può essere il Traghetto di Imbersago, unico esemplare del suo genere tutt’ora funzionante, anche detto di Leonardo perché sebbene non esistono documenti certi, pare sia stato creato seguendo progetti di Leonardo DaVinci. Un’altra grande opera poco distante è il Ponte San Michelecapolavoro dell’industria italiana costruito tra il 1887 e 1889 lungo 266 metri e alto 85. Più avanti ancora, a Porto d’Adda si incontra la Centrale idroelettrica Bertinidi proprietà Edison venne costruita nel 1895 ed è ancora oggi tra le più antiche centrali ancora in funzione in Europa…

 

 

Per non parlare della fauna: aironi, anatre, cigni, germani, piccoli roditori e chi più ne più ne metta…

 

 

Il resto scopritelo da voi, già a Lecco ad esempio potrei consigliarvi prima di partire lungo la ciclovia di prendervi del tempo e guardare dove siete. Arrivati in zona Concesa, dove inizia il naviglio della Martesana, consiglio invece di percorrere la passerella che attraversa il fiume per fare visita al Villaggio di Crespi d’Adda dal 1995 patrimonio dell’umanità UNESCO.

 

 

Ovviamente l’Adda è molto di più, non inizia a Lecco e non finisce a Trezzo, questa è solo la parte che ho percorso e che conosco, quella che interessa appunto la ciclovia Lecco-Milano.

Sempre in argomento cammini c’è anche da segnalare che il tratto da Imbersago fino all’altezza di Cornate d’Adda coincide con un tratto del Cammino di Sant’Agostino, che appunto dopo aver fatto visita al Santuario della Madonna del Bosco, scende lungo il fiume per fare tappa anche al Santuario della Rocchetta a Paderno d’Adda.

Più a sud poi, a Concesa, coincide con il naviglio della Martesana proprio dove nasce, fino a poco prima di Groppello d’Adda, poi ancora da Cassano d’Adda fino a dove il naviglio diventa sotterraneo in zona Cassina de’ Pomm non lontano dalla Stazione Centrale di Milano.

 

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Santu Jacu, ma anche cammini e camminatori 

Ci ho messo tanto a scrivere questo articolo, più che altro a decidermi se scriverlo o non scriverlo. Perché non posso parlare semplicemente del cammino di Santu Jacu “appena” concluso senza allargare il discorso ai camminatori ed a come affrontano un cammino. Almeno, mi sento di doverlo fare.

Prima di tutto ci tengo a dire che il Cammino di Santu Jacu è stata un’esperienza stupenda, attraversare in solitaria l’entroterra sardo mi ha dato modo di conoscere una regione che non avevo mai visitato e di cui mi sono subito innamorato, anche senza aver visto le  sue fantastiche e famose spiagge. Ho conosciuto persone molto accoglienti, simpatiche e alla mano che aspettano solo di poter ospitare tanti altri pellegrini per raccontare della loro storia e far assaggiare i sapori tipici  della loro terra.

Ho deciso di mettere giù qualche riga solo ora, subito dopo l’estate, dopo il periodo di maggior affluenza sui cammini in generale. Solo nel mese di agosto ho letto di un paio di pellegrini morti presumibilmente per malore, e altri soccorsi per vari motivi, ho letto anche di pellegrini persi e recuperati sul cammino Francese verso Santiago, che in periodo di piena è come perdersi al proprio paese mentre si segue una processione.

È vero che in fondo si tratta semplicemente di camminare, ma come per tutte le cose credo che bisognerebbe affrontarle con un minimo di attenzione ed un po’ di umiltà.

Il cammino di Santiago coi suoi 270 mila pellegrini all’anno (dati 2017) è il punto di riferimento dove tutti guardano e con cui paragonano gli altri cammini, ma gli altri cammini non avendo quei numeri non sono paragonabili invece, sotto tanti aspetti. Lasciando perdere costi, organizzazione etc. che per forza di cose sono adeguati all’enorme flusso annuale, parliamo invece di sicurezza.

Questo articolo non è rivolto a quei camminatori magari solitari, con tenda, fornelletto è tutto il resto. Che fanno trekking per il mondo e che sanno arrangiarsi in ogni circostanza, sicuramente meglio di me. Questo articolo è rivolto a tutti gli altri….

Il cammino di Santiago ha avuto tanti anni e stanzianenti costanti per mettere in sicurezza tutti  e 800 i km del cammino rendendolo praticamente a tutti gli effetti una corsia preferenziale per i pellegrini, ben segnata e sicura. Eppure ogni anno c’è qualcuno che si fa male, si perde o peggio. Questo perché per la legge dei grandi numeri, qualcuno che forse non è proprio adatto ad imprese del genere c’è sempre, qualcuno che magari senza alcuna offesa, non è proprio il tipo che sa arrangiarsi, che affronta gli imprevisti, che è fatto per stare via da casa per un lungo cammino insomma. Poi è vero, gli incidenti possono capitare anche alla gente in gamba così come certi malori non si possono prevedere, non vorrei generalizzare. Ma comunque, anche dei tanti che arrivano alla fine senza problemi, catapultati su un cammino meno organizzato e battuto potrebbero averne invece, perché appunto gli altri cammini non sono quello di Santiago.

Ora, non sto dicendo che al confronto la Francigena, il Santu Jacu o altri sono percorsi tipo le Spartan Race, con fiumi da guadare, reti da arrampicata e bagni di fango. Dico solo che vanno affrontati con un po’ più di spirito di adattamento e di attenzione, specialmente tra i due citati e  che ho percorso, il cammino sardo.

Per far crescere un cammino serve per prima cosa ovviamente che la gente ci cammini e per far sì che succeda servono dei camminatori “apripista”. I primi 10, 100, 1000 e così via, che lo percorrono e quando tornano a casa fanno passaparola, tutto sommato credo di averlo fatto anche io con questo blog . Ma altrettanto importante è che questi apripista non ci lascino le penne altrimenti un cammino in crescita muore anche lui sul nascere.

Da organizzatore o colui che si occupa di cammini, se lo fossi, metterei in guardia i pellegrini avvisandoli che non è tutto come Santiago, che camminare da soli su un’altro cammino non è come farlo in Spagna. Immaginate, per fare un esempio, di prendere gente che si perde anche sul Francese o che va nel panico se non trova posto al primo albergue, immaginate di prenderlo e metterlo su un cammino dove l’acqua non è così frequente, dove tra inizio e fine tappa nel mezzo non c’è niente e quasi sempre nessuno, immaginateli trovarsi cani pastore o altri animali sulla strada in posti dove non passa nessuno per ore, se non giorni.

Un cammino diventa davvero per tutti quando è sicuro al 100% e anche allora, tornando alla legge dei grandi numeri, c’è sempre quello che riesce a farsi male. Quindi non mi sento in colpa se dico che non basta tornare da Santiago per affrontare allo stesso modo altri cammini meno battuti.

Ci vuole ancora più attenzione e spirito di adattamento, prudenza e un po’ di organizzazione. Valutate se non è il caso di camminare in compagnia, per avere sempre qualcuno su cui contare e viceversa.

Detto questo mettetevi lo zaino in spalla e partite, che sia Santiago o la via degli Dei, la Francigena o il Santu Jacu sono tutte esperienze diverse ma altrettanto fantastiche ed io li rifarei tutti. Perché? se avete letto questo mio blog fino a qui oramai dovreste saperlo.

Buon Cammino.

 

 

 

Santu Jacu: giorno 19

Da Dolianova a Cagliari 

Eccomi in fine all’ultimo giorno di questo cammino, l’ultima volta che sono uscito di casa per camminare sono stato vai 2 mesi quindi tutto sommato questi 19 giorni non sembrano poi così tanti. Anche se a dirla tutta è stato talmente solitario che mi sembra di essere via da più tempo.

Oggi anche la colazione che mi prepara la signora del b&b sembra festeggiare questa ultima tappa, c’è tutto, anche il giornale.

Mi metto in cammino uscendo subito dal paese lungo uno strada che in poco tempo mi porta a Soleminis, passo davanti alla chiesa di San Giacomo mentre stanno celebrando la messa domenicale e procedo tra le vie del piccolo paese.

Superata una rotonda arrivo ad uno sterrato che passa tra ulivi e vigneti, con qualche discesa e qualche salita, in cima ad una di queste incomincio ad intravedere la grande città e più in fondo finalmente anche il mare.

Continuo sempre su uno sterrato ciclabile che in teoria dovrebbe farmi passare prima da Sinnai per poi girare ed attraversare anche Settimo SanPietro, però vedo sul gps che c’e anche una bella e larga strada che mi porterebbe tranquillamente alla seconda tagliando e accorciando almeno di un paio di km e visto che nonostante non siano nemmeno le 10:00 fa caldissimo, opto per la scorciatoia.

Attraverso quindi Settimo San Pietro e torno ancora a camminare sul largo sterrato ciclabile e ahimè incomincio anche ad incontrare i primi segni che annunciano l’avvicinarsi della città, ovvero la sporcizia.

Cammino per un po’ tra i campi fino a ritrovarmi a costeggiare prima  la ferrovia e poi la statale, attraverso quest’ultima sopra un cavalcavia pedonale mezzo arrugginito e raggiungo la stazione della metropolitana leggera di Monserrato.

Da qui in poi ci sarebbero ancora 12 km prima del centro di Cagliari, 12 km di città con tutto il suo traffico, il rumore, semafori e marciapiedi da salire e scendere. Dopo 18 giorni nel silenzio non me la sento propio di camminare in quelle condizioni, quindi faccio il biglietto e nel giro di 20 minuti sono a destinazione.

Non è come i cammini che ho fatto l’anno scorso, non c’è una cattedrale che mi aspetta, non c’è un “gran finale” però se mi fermo a pensarci dopotutto ho attraversato tutta la Sardegna, una terra non certo semplice.

Ora la prima cosa da fare dopo aver mangiato qualcosa e raggiunto l’abergo è andare a lavare in lavanderia quei quattro vestiti che ho nello zaino se voglio stare tra la gente,  poi farò un po’ il turista per i prossimi 2 giorni prima di tornarmene a casa, intanto raccoglierò le idee per fare un breve resoconto di quest’ultima avventura.



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Santu Jacu: giorno 18

Da Sant’Andrea Frius a Dolianova 

Dopo la bella serata di ieri anche se ho dormito poco non mi importa molto, oggi un’altra tappa corta e domani poi arriverò a Cagliari. Posso anche permettermi oramai di tirare un po’ tardi.

Uscito dal b&b per prima cosa come promesso vado verso l’edicola per salutare e bere un caffè con Efisio e ringraziarlo ancora per l’ospitalità.

Quindi mi metto in cammino e presto mi ritrovo su uno sterrato che sale lasciandomi il paese alle spalle.



Salgo fino ad incrociare la provinciale che percorro per un km almeno ed alla altezza di un tornante poi tiro dritto su di un piccolo sentiero, di recente devono averci fatto una gara di Mountain Bike visto che ogni tanto ci sono ancora i nastri usati per delimitare il percorso.



Scendo fino ad incontrare uno sterrato più grande che poi diventa strada asfaltata tra grandi piante di cactus e che continua con qualche leggero sali e scendi.


Torna sterrato dalle parti di una cava e dopo un ultimo sentiero tra tra piante e cespugli, salgo alla periferia di Dolianova.

In teoria mi sarei dovuto fermare 3 km più avanti oggi, a Soleminis. Ma qui ci sono più servizi e 3 km in più domani non mi cambieranno la giornata, oramai sono quasi arrivato alla fine anche di questo cammino.

Il b&b di oggi è appena fuori dal centro in fondo ad una via, una casa di due piani di cui il primo tutto per gli ospiti e con una padrona di casa molto gentile, ma questa oramai non è una novità in questo mio viaggio.

 

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Santu Jacu: giorno 17

Da Silius a Sant’Andrea Frius

Ieri sera poi sono andato al bar/ristorante all’inizio del paese per un piatto di pasta e la simpaticissima signora invece mi ha riempito la tavola di antipasti è tanto altro e alla fine si è anche un po’ arrabbiata con me perché non ho mangiato tutto, la serata poi è andata un po’ per le lunghe con dei signori al bancone a discutere del più e del meno assieme a qualche bicchiere di birra.

Oggi invece, parto dal piccolo appartamentino tornando indietro lungo il paese e dopo una tappa per un caffè e un saluto alla signora di ieri, esco da Silius seguendo la strada provinciale quasi deserta.

Dopo circa 3 km prendo a destra lungo una strada più piccola che sale fino ad una sorta  di area pic nic, proseguo dritto e passo un cancello chiuso per procedere su uno sterrato che sale ancora, attraverso un pascolo di pecore e dopo ancora qualche metro di salita mi ritrovo circondato da paesaggi collinari a 360 gradi.

Inizio la discesa tra tornanti, mucche e cavalli fino ad incrociare di nuovo la provinciale, però prima di continuare sul mio percorso faccio una piccola deviazione di un km per andare ad ammirare da più vicino l’enorme radio telescopio che già vedevo da lontano sulla collina.

Per saperne di più

Quando ritorno sulla strada da seguire salto un segnale, o magari non era visibile, che mi avrebbe fatto prendere un sentiero e quando me ne accordo sono già un paio di km sulla strada sbagliata, in realtà la provinciale sulla quale sono guardando con Google map sembra essere anche più breve rispetto al sentiero ed oggi per fortuna c’è anche un vento fresco che rende camminare  sull’asfalto molto meno caldo, quindi questi 9 km di strada che mi dividono dalla metà non sono nemmeno così duri alla fine.

Entro a Sant’Andrea Frius e dopo una  piccola sosta al bar vado al b&b che è praticamente affianco, chiamo al telefono Maristella che a sua volta avvisa sua madre del mio arrivo che poi mi apre e mi fa accomodare.



Sta sera il paese festeggia Sant’Andrea apostolo con una bella e caratteristica processione, così esco per assistere e intanto penso a dove andare a mangiare. L’unico problema è che ho con me i contanti giusti per pagare la camera e nel piccolo paese scopro che non c’è modo di usare bancomat o carta di credito.

Mentre sono a spasso già rassegnato a saltare il pasto, mi sento chiamare dal proprietario dell’edicola di fronte alla chiesa, sa chi sono, lui si chiama Efisio ed è il marito di Maristella. Ci facciamo una bella chiacchierata aspettando l’arrivo della processione e più tardi quando arriva anche sua moglie e il figlio, mi invitano a cena a casa loro, ecco ancora la stupenda ospitalità sarda.

Passo una serata davvero bella a tavola con una altrettanto bella famiglia, fa niente se quando li saluto per andare al b&b è quasi mezzanotte.

 

N.passi: 21126

Santu Jacu: giorno 16

Da Goni a Silius

 

Saluto e ringrazio la gentile signora del b&b e parto in direzione del cimitero, da lì poi prendo un sentiero che sale rapidamente fino alla provinciale e continuo su di essa fino alla zona parcheggio del parco archeologico di Pranu Muttedu dove seguo il sentiero che arriva di fronte ad una bellissima vallata.


Continuo a seguire il sentiero scendendo lungo diversi tornanti ed ho come il sospetto guardando la strada sull’altro lato che poi dovrò risalire di nuovo dall’altra parte.

Difatti una volta in fondo, seguendo un sentiero più piccolo che si stacca da questo, attraverso un torrente in secca per poi riprendere a salire dall’altea sponda, circa 5 km di interminabile salita per fortuna abbastanza dolce, che terminano quando la strada diventa asfaltata, scollina e ridiscende dritta fino alla provinciale che porta a Silius.

Io però prendo una strada più dritta, che risale accanto ad un minuscolo ruscello che salto più di una volta, per arrivare poi ad una vecchia miniera, da qui risalgo su una strada asfaltata tra pascoli di capre e altri amici curiosi che al mio passaggio sembrano guardarmi perplessi.


Mi ricongiungo più in basso alla provinciale di prima e dopo mezzo km su questa  tiro dritto sull’ennesima scorciatoia che che prima scende affianco ad una piccola fattoria e poi risale entrando in paese.



Chiamo la padrona dell’accoglienza di oggi, che arriva in auto per portarmi ad un piccolo appartamentino alla fine del paese, dove in perfetto stile accoglienza pellegrina trovo anche il registro coi nomi di chi è passato di qua e un quaderno dove lasciare un saluto o un pensiero prima di andarsene.

Una volta lasciato giù lo zaino poi come prima cosa vado al mini market vicino per prendere un paio di panini come pranzo.


N.Passi: 19465


Santu Jacu: giorno 15

Da Mandas a Goni

Sveglia un po’ tardi, alle 7:30, ma se voglio fare colazione non posso tirare giù dal letto i padroni di casa alle 6 di mattina quindi mi adeguo. Oggi però sarà una giornata calda, lo sento già ora ancora prima di uscire dal b&b.

Quindi dopo i bisocotti e la torta fatta in casa, saluto e mi incammino praticamente ritornando quasi indietro all’inizio del paese, dove poi prendo una strada che mi porta fuori e che dopo attraversato la ferrovia, mi immette su uno sterrato che scende tra alcune fattorie, per poi risalire con un piccolo sentiero. In cima ritrovo l’asfalto, una stradina collinare che passa tra campi in cui sparsi vicino e lontano si vedono un gran numero di pale eoliche.

Dopo 3 km circa torno a scendere su uno sterrato e di fronte uno scorcio del lago di Mulargia, fino a raggiungere la strada provinciale che mi porta a Seurgus Donigala.


Il cammino passa solo marginalmente dentro il paese e fa troppo caldo per mettermi a deviare in centro per visitarlo. Oggi c’è anche poco vento e ci si sono messe anche le mosche che sono particolarmente moleste, mi ricorda certi giorni sul cammino di Santiago, quindi prima arrivo meno durerà questa calda giornata.

Esco dritto dal paese quindi e dopo un tratto sterrato che scende e poi risale ripido mi immetto su una lunghissima striscia di asfalto che si snoda tra le colline scendendo e poi risalendo, un tratto di almeno 8 km. La tappa a conti fatti si sta rivelando tosta, altro che “il peggio è passato”.

Alla fine di questo tratto, dopo l’ennesima discesa, passo un cancello e riprendo a salire prima dentro alla proprietà di un pastore e poi ripido su un sentiero che quasi in principio non esiste ma che poi diventa mulattiera, che continua e continua a salire, col caldo di mezzogiorno, da morire. Le gambe fanno male e il fiato è corto così mi fermo ogni manciata di passi.


Finalmente in alto poi torno a seguire la strada asfaltata, sempre deserta, che sale ancora fino ad arrivare finalmente al punto dove scollina e scende per l’ultimo km circa che mi porta a Goni.

Lascio giù lo zaino al b&b di oggi è vado subito alla ricerca di cibo, ma ahimè il paesino ha poco da offrire, un bar che è senza panini per problemi col fornitore e un’altro che invece è chiuso. Quindi per ora si pranza con birra, sacchetto si patatine e un gelato.

Dopo la doccia e un po’ di riposo cerco di capire come fare per la cena, l’unico ristorante è fuori paese, troppo fuori. Ma per fortuna a salvarmi c’è la signora titolare del b&b che mi dice che cucinerà qualcosa lei per me. Anche oggi è andata.


N.Passi: 27939

 Santu Jacu: giorno 14

Da Ìsili a Mandas

Tappa cortissima oggi, ma d’altronde anche sta volta, unirla a quella di ieri sarebbe stato troppo, poi sinceramente sono in cammino per vedere la Sardegna non per fare una maratona e sono già avanti di un paio di giorni che probabilmente spenderò a Cagliari standomene al mare dopo i tanti monti dell’entroterra.

Saluto il giovane padrone del b&b dopo aver fatto colazione e mi incammino salendo verso la periferia del paese, parlando con lui ho scoperto che Ìsili è famosa in tutta Europa tra i free climbers e che le sue pareti rocciose sono considerate tra le più impegnative, ecco forse il perché non sembravo dare nell’occhio in questo piccolo paese, devono essere abituati ai forestieri.

Appena fuori dal centro prendo un sentiero su rocce sconnesse che taglia tra i campi per evitare la statale, su cui comunque torno a camminare più avanti e che scendendo si apre su un vasto panorama.

Lascio l’asfalto per un sentiero che scende fino a Gergei, cerco di perdere un po’ di tempo per evitare di arrivare troppo presto a Mandas ma oramai mancano appena 6 km e più di tanto fermo non riesco a restare, specialmente quando non c’è poi molto da visitare.

Quindi dopo una breve pausa riparto sul percorso che mi porta tra i campi verso le colline sopra alle quali, anche se non la si vede, dovrei trovare la mia meta di oggi. Ovviamente per arrivarci mi aspetta una lunga salita sotto il sole, così sarà anche un tappa breve ma la sudata quotidiana non me la perdo nemmeno oggi.

Una volta in cima, dopo un’altro paio di km in piano, arrivo alla stazione di Mandas e da lì poi procedo in paese alla ricerca del bar trattoria di Marcella, una amica del cammino che fa da punto di riferimento per i pellegrini che passano di qui. Il paese da cui tra l’altro è partito tutto, l’idea dei volontari di tracciare questo cammino e la messa in opera, difatti proprio di fronte al bar, accanto alla chiesa di San Giacomo (Santu Jacu) si trova anche un museo che contiene vari reperti religiosi ritrovati nelle chiese del paese.


Mangio un bel piatto di pasta e dopo una chiacchierata con Marcella vado verso il b&b, non prima di esserci dati appuntamento a più tardi per farmi timbrare la credenziale, ricevere il testimonium che attesta il mio passaggio e già che ci sono un bella maglietta con il logo  del cammino.

Arrivo al b&b di oggi dove mi accoglie gentilmente la signora Maria che mi offre anche da bere e mi fa accomodare in una casa veramente bella e grande.

Più tardi poi quando il sole scalda meno esco a fare un giro ed a visitare l’interessante museo “Is lollas de is aiaiusu” (le stanze dei nonni) dove in una casa del fine ‘700 grazie ai reperti donati da tutti i cittadini si possono vedere assiene: utensili del quotidiano, vestiti, come erano le stanze, i mobili, gli attrezzi dei vari artigiani di allora tipo il fabbro, il falegname o il parrucchiere e tanto altro.

Per la cena poi torno ancora da Marcella, nella sua trattoria dove ti fa sentire il benvenuto come se fossi a casa e mi prepara una bella grigliata fatta sulla brace fuori nel cortile.



N.Passi: 18708


Santu Jacu: giorno 13

Da Laconi a Ìsili

Oramai sono almeno 3 giorni che le tappe mi sembrano molto più tranquille o forse sono io che oramai ho preso il ritmo e mi sono abituato al caldo, sta di fatto che arrivo meno provato è sempre più presto.

Vorrei solo due cose nei prossimi giorni, risparmiare qualche euro per gli alloggi e mangiare qualcosa di più tipico, anche ieri pizza infatti.

Esco dal paese lungo la via principale non prima di essermi fermato a fare colazione, si perché il B&B di ieri notte nonostante la denominazione, non la prevedeva. Prendo una strada ripida in salita che presto mi porta a camminare tra le colline, nel silenzio rotto solo dai miei passi, qualche uccellino e le api che ronzano nei cespugli che costeggiano il sentiero.

Un percorso non molto impegnativo che con qualche lieve sali e scendi sempre tra colline e panorami sull’altipiano del Sarcidano, porta ad incrociare una piccola strada asfaltata che scende rapidamente fino al comune di Nurallao. Da quando sono partito da Sassari forse è appena la seconda volta che attraverso un paese prima di arrivare alla meta, di solito nel mezzo delle tappe non trovo mai niente.

Attraverso il paesino e già che ci sono mi fermo nell’ultimo bar per prendere un po’ di acqua fresca. Nel frattempo telefono all’hotel per sta sera che mi spara un 35 euro senza colazione, l’altro sulla lista invece non risponde, quindi per oggi decido che ci penserò quando sarò arrivato, tanto mancano appena altri 10 km.

Esco da Nurallao seguendo la statale 128, per poco perché poi giro a sinistra prendendo un sentiero che passa tra vigneti per poi diventare un lungo sterrato dritto e polveroso, fino a tornare ad incrociare la 128 che seguo per un paio di km, con poche auto che passano ma che però passano veloci.

Sulla destra mentre cammino con passo veloce per levarmi il prima possibile dalla strada, scorgo la chiesa di San Sebastiano, edificata su una roccia in mezzo al lago Barroccus diventato praticamente un isolotto dopo la costruzione della omonima diga.

Appena passo il lungo ponte sopra il lago prendo una strada sulla destra che poi con un paio di tornanti sale ripida su un altopiano e procede dritta, fino a scendere poi per arrivare nei pressi dei campi sportivi di Isili e del Nuraghe Is Paras.

Appena entro in paese mi fermo su una panchina per risolvere la questione alloggio e spulciando su internet trovo un b&b aperto da poco che si trova giusto sul cammino. Il proprietario è un giovane ragazzo che mi mostra la stanza, la grande sala comune e la terrazza, un bel posto pronto ad ospitare compagnie di pellegrini e non. Anche con lui parlo un po’ di come per fare un cammino con strutture ricettive adeguate e informazioni sempre aggiornate, la prima cosa che serve sono appunto un numero maggiore di pellegrini che lo percorrono.

 

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Santu Jacu: giorno 12

Da Meana Sardo a Laconi

Dopo la colazione la simpatica e gentile padrona di casa, di cui grazie alla mia formidabile memoria non ricordo il nome, insiste per darmi un passaggio fino alla piccola stazione ferroviaria di Meana risparmiando così un paio di km di strada.

In realtà la traccia gps mi avrebbe fatto prendere un’altra via ma tanto più avanti le due alternative si ricongiungono comunque, questa su ferrovia credo sia l’opzione vecchia poi rivisitata da chi ha deciso il tracciato.

Quindi parto, mi incammino ancora una volta affianco ai binari, un paio di viadotti una piccola galleria per poi arrivare a dove la strada di asfalto incrocia quella di ferro con un ponte, salgo di sopra, giro a sinistra e continuo salendo mentre incomincia a fare anche un po’ più caldo nei momenti in cui non soffia il vento.

Quando molto più su la strada passa affianco una vecchia cava, diventa sterrato fino a aggiungere la statale 128 che percorro brevemente fino ad un sentiero sulla destra che scende e mi riporta alla mia vecchia amica ferrovia.

Una curva dopo l’altra camminando un po’ sul sentiero accanto ed un po’ tra i binari e arrivo ad un cancelletto che supero per arrivare ad un’altra vecchia cava probabilmente anche questa abbandonata.

La aggiro per poi ritrovarmi all’inizio di quella che poi scoprirò essere la foresta di Funtanamela, con cavalli liberi che mi ritrovo a fare compagnia per un tratto.

5 km circa di verde, vento, sterrato e verso la fine anche una bella area di sosta che però è chiusa. Quando ne esco sono praticamente vicino alla stazione di Laconi, seguo la strada che ad un certo punto scende ripida e arrivo sulla via principale,  dove per la prima volta vedo tanto movimento: motociclisti in sosta, gente del paese che chiacchiera, anziani signori seduti sulle panchine all’ombra.

Nel pomeriggio poi faccio un giro anche io per il paese e per il bellissimo parco Aymerich, dove si trovano anche resti di un casello medioevale di cui motivi della sua costruzione non sono ben chiari. A parte qualche famiglia intente a fare un picnic, tutto il viavai di persone che c’era prima è sparito. Il caldo di queste ore come per gli altri paesi in cui sono stato, li porta a starsene chiusi in casa e visto che anche bar e negozi hanno chiuso, me ne vado anche io al b&b ad aspettare che faccia sera.


N.Passi: 23416